Rosario #206
Qual è la cosa più bella che hai fatto nella tua vita?
Faccio l’istruttore di calcio e decisi di far entrare in campo mentre perdevamo 1 a 0 un ragazzo che era veramente scarso. Si chiama Carmine, è un bambino del 2003, e credo che quel giorno gli ho insegnato a perdere, cosa secondo me difficilissima. È stato come dire “tu entra in campo e fai la tua parte anche se non sei ancora pronto”.
Dico che è la più bella perché, con quella scelta, la vita mi insegnò un’altra cosa: lui fece gol, ci fece pareggiare. Non posso mai dimenticarmi la faccia esultante di questo bambino che non sapeva nemmeno battere le rimesse laterali, gli rimbalzò la palla addosso per un evento totalmente fortuito e segnò. A fine partita mi chiese perché avevo fatto entrare proprio lui in una partita praticamente persa e io gli risposi che il mister ha il dovere di insegnare a perdere ai bambini : è facile insegnare le cose positive, doveroso ma più difficile quelle negative. Credo che questa lezione non la dimenticherà mai.
Qual è la cosa più brutta che hai fatto nella tua vita?
Io mi chiamo Rosario perché mio zio paterno si chiamava Rosario. Faccio l’editore di mestiere e amo molto i libri, sapevo che lui stava poco bene e io stavo al Salone del Libro a Torino. Nonostante da casa mi avessero detto che lui stava veramente molto poco bene, ho sottovalutato la cosa e non sono riuscito a dargli l’ultimo saluto. È una cosa che non mi perdonerò mai. Mi sarei perso 2 giorni del Salone del Libro ma avrei potuto salutarlo, ho messo me davanti ad una persona a cui mi ispiro.
Cosa ami fare?
Sono due. Sto da tantissimi anni con la mia ragazza, Maddalena, e credo che la cosa che mi piace fare di più è farla ridere. Mi rende felice tantissimo. Quando faccio del bene, soprattutto a lei, il solo fatto di vedere sorridere chi mi sta davanti mi fa star bene. La seconda è andare sott’acqua, fare snorkeling. Si dice che nell’acqua il cervello si rilassi, per me è come andare in un altro continente, nel sesto continente: vedi cose di cui non ti rendi conto e riesci ad apprezzare veramente la natura. Sei praticamente un puntino in confronto al resto.
Cosa odi fare?
Odio fare le cazziate, facendo l’istruttore di calcio amo molto il gruppo ma ci sono momenti in cui sono costretto a fare la parte del cattivo. Parlo ai miei ragazzi molto di lavoro orizzontale, dell’importanza di parlare insieme e quindi quando fai una cazziata c’è un momento di rottura, ti poni su di un gradino superiore rispetto agli altri. È una cosa che mi mette a disagio e odio farlo.